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Consumi culturali durante la pandemia: cos’è cambiato per gli italiani?

Consumi culturali durante la pandemia: cos'è cambiato per gli italiani?

NOVITÀ DI MARKETING DIGITALE

Consumi culturali durante la pandemia: cos’è cambiato per gli italiani?

La cultura, intesa in senso ampio e con tutti i fenomeni che può comprendere, è un aspetto fondamentale della vita delle persone. Come tante altre dimensioni della vita dei consumatori ha però subito grandi cambiamenti negli ultimi mesi, a causa della diffusione del COVID-19. A questo proposito, un’indagine di Ipsos, commissionata da Intesa Sanpaolo, ha provato a delineare una panoramica sui consumi culturali durante la pandemia. Prima dell’emergenza, tra le attività e i consumi culturali più frequenti in Italia vi era il cinema, che si collocava al primo posto, seguito da lettura di libri e visite a musei o mostre. Da quando è scoppiata la pandemia cosa è però cambiato per gli individui? Per provare a fare luce su questi mutamenti, nell’indagine “I consumi culturali degli italiani ai tempi del COVID-19: vecchie e nuove abitudini” Ipsos ha analizzato le risposte a «1000 interviste rappresentative dell’universo di riferimento» e a 200 interviste rivolte a un campione di soggetti detti “fruitori abituali” – intesi come gli individui che prima del lockdown realizzavano «almeno 4 attività culturali al mese» – nel periodo compreso tra il 6 e il 21 ottobre. Fonte: Ipsos Consumi culturali durante la pandemia e il (necessario) passaggio al digitale Il mondo della cultura è stato particolarmente colpito dalle misure anri-contagio, non solo per la cancellazione di spettacoli ed eventi di vario genere ma anche per la chiusura temporanea di molti musei e siti archeologici. Per questa ragione, secondo la ricerca molti sono stati gli italiani che hanno cercato di trovare delle alternative alla fruizione dal vivo di eventi o attività culturali. Innegabile è il ruolo fondamentale che ha avuto il digitale da quando l’emergenza sanitaria ha imposto dure restrizioni sia nell’ambito della sfera professionale, sia nell’ambito di quella personale. La ricerca di Ipsos ha infatti reso evidente l’importanza dei mezzi digitali non solo per i fruitori abituali di prodotti e servizi di tipo culturale (che rappresentano il 15% del campione) ma anche per i nuovi fruitori, definiti nella ricerca “neofiti”, cioè utenti che si sono avvicinati al mondo della cultura più di recente, in particolare dall’inizio della pandemia, probabilmente spinti dal lungo periodo di lockdown (e che rappresentano il 16% degli intervistati). Alla domanda «Cosa ha fatto per sopperire all’impossibilità di usufruire dagli eventi e attività preferite dal vivo?» il 53% dei 1074 soggetti intervistati ha risposto di aver cercato «nuove modalità di fruizione culturale a distanza». Fonte: Ipsos L’utilizzo del digitale si era dimostrato necessario in realtà già nei mesi precedenti – durante la “prima ondata” – come dimostra un’indagine di Impresa Cultura Italia-Confcommercio, in collaborazione con Swg, condotta dal 18 al 21 maggio (su un campione di 1001 italiani tra i 18 e i 74 anni). Il 34% degli intervistati ha utilizzato di più le piattaforme in streaming a pagamento e un lettore su sei ha sostituito la versione cartacea di quotidiani, riviste e fumetti con quella digitale. A distanza di circa cinque mesi, secondo la ricerca di Intesa Sanpaolo sui consumi culturali durante la pandemia, condotta a ottobre 2020, la lettura di libri e/o eBook e la visione di programmi artistico-culturali sarebbero state le attività preferite durante il lockdown e che continuano a essere particolarmente apprezzate dagli italiani, rispetto ad altre forme di fruizione culturale da remoto, come la visione di opere teatrali online, le visite virtuali a musei o la partecipazione a concerti online (in base alle risposte fornite da 1221 intervistati). Fonte: Ipsos Nostalgia degli eventi dal vivo, ma la fruizione da remoto ha dei vantaggi Durante il lockdown, la fruizione dal vivo di eventi e attività culturali è mancata molto all’86% degli italiani intervistati (percentuale che sale al 94% nel caso dei fruitori abituali), come riportato nella ricerca di Ipsos citata. Non a caso, come rivela l’indagine, per i fruitori abituali di cultura l’esperienza del lockdown è stata particolarmente frustrante: una visita al museo o la visione di uno spettacolo teatrale sono esperienze che, quando fruite a distanza tramite canali digitali, cambiano totalmente. La mancanza della componente esperienziale fisica e la mancanza del coinvolgimento derivante dal “rapporto” in presenza con l’artista sono infatti tra i principali svantaggi della fruizione da remoto (indicato dal 57% degli intervistati), mentre la freddezza e una minore intensità emotiva restano il principale minus del digitale (per il 62% dei consumatori). Fonte: Ipsos Nonostante le limitazioni, gli italiani riescono comunque a rintracciare diversi vantaggi nella fruizione online rispetto agli eventi dal vivo: in effetti, il 68% dei partecipanti sottolinea la libertà di accedere a questi eventi in qualunque momento, mentre il 53% pone enfasi sulla comodità di poterlo fare a partire da qualsiasi luogo. C’è anche un’ampia fetta di consumatori che sottolinea il vantaggio economico poiché queste attività da remoto tendono ad avere un costo ridotto rispetto a quelle in presenza. È interessante notare come per il 30% degli intervistati la possibilità di fruizione a distanza corrisponda a un’opportunità di condivisione in famiglia (utile anche per avvicinare i figli al mondo della cultura). Fonte: Ipsos Oltre agli aspetti positivi elencati, il digitale ha anche consentito durante il lockdown «l’avvicinamento al mondo della cultura di un nuovo target» (“nuovi fruitori”) che, secondo l’indagine, corrispondono a una fetta di consumatori con un livello di istruzione più basso e poco abituati ad informarsi sull’attualità. Essi rappresentano dunque un gruppo di utenti che «ha sicuramente bisogno di essere guidato all’interno dell’offerta culturale ma che ha voglia di scoprire le novità in questo ambito». Anche se, come emerso dalla ricerca, i consumi culturali digitali sembrano presentare degli svantaggi, molti consumatori stanno riuscendo a godere anche dei vantaggi. La forte mancanza di esperienze dal vivo sembra tuttavia indicare che quando l’emergenza sarà finita si vorrà ritornare a questo tipo di fruizione. Secondo i dati di Ipsos, è anche altamente probabile che la tecnologia acquisisca, dopo l’emergenza sanitaria, un «ruolo di amplificazione dell’esperienza dal vivo» e che il digitale diventi un «elemento di integrazione della fruizione in presenza, valorizzato prima, durante e dopo l’evento dal vivo». © RIPRODUZIONE RISERVATA E’ vietata la ripubblicazione integrale dei contenuti


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