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Piero Piazzi, le mille vite di un uomo

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Piero Piazzi, le mille vite di un uomo

La gioventù, la carriera da modello a manager e il grande impegno sociale. Il presidente di Women Management si racconta

A cura di Margherita CalabiFoto di Keila Guilarte

Una vita circondato dalle donne più belle del mondo, l’infanzia difficile, la carriera da modello a manager e la grande responsabilità verso il prossimo. Piero Piazzi, presidente dell’agenzia di moda Women Management, parte del colosso Elite World Group, è anche ambassador di The Children for Peace, Ong che opera in alcune delle aree più sfortunate del mondo in aiuto ai bambini in condizioni di estrema povertà. Un uomo dalla grande umanità si racconta. 
Nella sua carriera ha scoperto e lanciato alcune delle più grandi top model, come Marpessa Hennink, Monica Bellucci, Carla Bruni, Eva Riccobono e ha lavorato con Naomi Campbell, Eva Herzigova e Kate Moss, per citarne alcune. Il New York Times lo ha definito ‘The King of models’. Si ritrova in questa descrizione? “Questa è per me una definizione obsoleta: odio le gerarchie, anche se per forza di cose nel lavoro sono necessarie, amo invece il concetto di famiglia dove tutti possono dare il loro contributo. Dopo l’acquisizione di Women Management da parte di Elite World Group [il più importante network internazionale di agenzie di modelle, ndr], ho inserito in agenzia tanti giovani. Queste sono le persone da cui imparo di più. Voglio ancora crescere, le persone che ammiro sono quelle che mi dicono: guarda che hai sbagliato. Non vorrei mai essere un Re, essere presidente di Women Management è un ruolo che gestisco con grandissima democrazia. Non credo nel ‘one-man show’, la vita deve essere un gioco di squadra, soprattutto oggi”. 
Facciamo un passo indietro: a 17 anni ha lasciato una famiglia borghese di Bologna e, con la sua valigia, si è trasferito a Milano… “Spero che la mia storia possa essere d’ispirazione. I miei genitori avevano già due figli molto più grandi di me e non ne aspettavano un terzo. Sono cresciuto in una famiglia molto anaffettiva e mi sono sempre sentito un po’ indesiderato. Sono sempre stato molto autonomo, estroverso ed espansivo. Ho preferito una vita meno agiata, ma più da autodidatta. Non ho mai voluto pesare sulla mia famiglia, tutto quello che ho realizzato l’ho realizzato da solo”. 
A Milano ha firmato il suo primo contratto da modello con l’agenzia Beatrice, ha iniziato a viaggiare e ha visto posti incredibili, come il Tibet, ha conosciuto Andy Warhol e ha scoperto l’arte. Come ricorda questo periodo della sua vita? “Ho usato il mio lavoro per imparare dagli stilisti, dai fotografi, dalla gente che mi circondava. Ho scoperto l’arte, ho imparato il gusto del bello e grazie ai miei viaggi ho scoperto culture diverse. Mi sono appassionato di trekking e ho fatto la traversata fra il Ladakh e il Kashmir, ho visto il Tibet, il Nepal, l’India, ho fatto il volontario per due settimane da Madre Teresa di Calcutta. Ho scoperto dei posti magici non solo per la loro bellezza, ma anche per l’energia delle persone. A New York ho conosciuto Andy Warhol, Jerry Hall, Bianca Jagger, ho avuto la fortuna di lavorare con fotografi come Richard Avedon, Herb Ritts, Giampaolo Barbieri. Oggi mi rendo conto che queste esperienze mi hanno permesso di crescere”. 

Piero Piazzi indossa un look di Ermenegildo Zegna.Orologio Piaget, anello Aster Contemporary Jewellery.Styling Gianluigi Melillo
Nella sua carriera si è occupato delle donne più belle del mondo. È sempre stato un fautore della bellezza che non è la perfezione e spesso ha detto di preferire donne più vere ed emotive. È ancora così oggi? “Chi è alla ricerca della perfezione è infelice perché non accetta le proprie imperfezioni. Ho lavorato, in tanti anni di analisi, su me stesso e sul concetto di accettazione. La bellezza è qualcosa che non si vede, ma ha un suo profumo, un suo odore. La bellezza è fatta di gesti, di dettagli, di movimenti, di qualcosa che uno ha e che altre persone non hanno. Il mio è un concetto di bellezza molto sofisticato, ma è anche molto moderno in un mondo in cui tutti si rifanno e nessuno si accetta”. 
Sua moglie è una donna vera, coraggiosa e autentica. Ci racconta la vostra storia?“Mia moglie è magica. Non è una donna perfetta, è una donna vera. È una donna che è capace di insegnarmi qualcosa ogni giorno. Di recente, mi ha parlato per un pomeriggio intero. È stato bellissimo ascoltare, senza interferire, e fare mio tutto ciò che ha detto. È una donna con un grande cuore. Ci siamo incontrati per caso, ci siamo rivisti dopo dieci anni, la nostra è stata una favola. Lei è la grande forza di tutto”. 

Piero Piazzi, fotografato nell’agenzia Woman Management di Milano, indossa un look di Ermenegildo Zegna.Styling Gianluigi Melillo
Di cosa è più orgoglioso oggi? “In 35 anni di carriera sono molto orgoglioso di essere riuscito a far diventare la figura dell’agente di modelle una figura manageriale umana. Volevo fare l’avvocato e ho sempre pensato che questo fosse un lavoro di transizione, mi chiedevo: da vecchio, quando si vive di ricordi, cosa ricorderò di questo mondo? La vita è andata diversamente, questo è sempre stato il mio lavoro. Amo il cambiamento e sto pensando di accettare dei ruoli istituzionali, ma oggi sono pieno di ricordi e di bellissime esperienze”. 
È difficile, sul lavoro, mostrare il proprio lato umano, soprattutto nel mondo della moda…“Questo è un luogo comune. Io amo la trasparenza, se una persona non è trasparente, soprattutto nel proprio lavoro, non è una persona di successo. Il mio successo è dato dal fatto che sono sempre stato me stesso”. 
Lei non si è mai dimenticato degli altri: nel ‘85 ha iniziato a fare volontariato all’Ospedale Sacco di Milano nel reparto di malattie infettive. Cosa lo ha spinto a farlo? “Non è qualcosa che ho imparato, che ho fatto per apparire o perché mi sentivo in dovere di fare, è qualcosa che mi è sempre venuto naturale. Ricordo che da piccolo giocavo con i bambini affetti da sindrome di down nell’istituto vicino a casa. Negli anni ho capito che dare e aiutare gli altri è quello che mi dà più gioia. Se vogliamo, il mio è un atto di egoismo, io vivo bene così. Se c’è qualcuno che ha bisogno di un aiuto, di un lavoro, di un medico sono felice di intervenire. Il mio vivere è utopico, però nel mio piccolo ho sempre lottato contro le discriminazioni di ogni tipo, razziali, religiose, civili. Ho sempre lottato per i diritti degli omosessuali. Il papa ha dato la possibilità a tutte le coppie gay di sposarsi, questo è un momento di grande importanza”. 
Oggi la sua missione continua: lei è ambassador di The Children for Peace, una Ong fondata da Debra Mace che opera in alcune delle aree più sfortunate del mondo in aiuto ai bambini orfani, abbandonati e in condizione di estrema povertà. Come mai ha accettato questo ruolo? “Sono state diverse le associazioni e le onlus che mi hanno chiesto di essere ambassador per loro. Ho sempre detto di no perché erano realtà troppo grosse, in cui non vi era il controllo totale della situazione. Quando ho parlato con Massimo Leonardelli, presidente Italia di The Children for Peace, ho scelto e accettato di aiutarlo perché questa è una associazione molto piccola, senza dipendenti, che può fare cose molto grandi. Questo è un impegno che mi prende tanto, faccio tutto quello che mi è possibile, mi sporco le mani, vado nei luoghi dove le persone soffrono. Lo scorso anno sono stato in Uganda e ho visitato le scuole, gli ospedali e le famiglie che vivono in condizioni estremamente disagiate”. 

Piero Piazzi, fotografato nel suo ufficio, indossa un look di Ermenegildo Zegna.Orologio Piaget, anello Aster Contemporary Jewellery, occhiali TBD Eyewear.Styling Gianluigi Melillo
In questi Paesi ha raccontato che il suo obiettivo è quello di “aiutare a dare il significato della parola vita a chi ancora purtroppo non lo ha”. Da dove si comincia?“Il mondo deve contribuire, deve reagire, non possiamo rimanere indifferenti. La parola vita per me non vuole dire avere tutto o tanto, ma vuole dire avere un tetto sopra la propria testa. Per questa gente un tetto è qualcosa di lussuoso. Non mi sento di cambiare il mondo, non voglio essere un rivoluzionario, ma la parola ‘vita’ è composta da quattro lettere che hanno un peso, bisogna contribuire alla vita degli altri”. 
Lei come vive la sua di vita? “Ho imparato a vivere per tutto quello che non ha un’etichetta: per il sorriso di un bambino, per un tramonto, per un abbraccio, per uno sguardo. Noi potremmo essere tutti molto ricchi se guardassimo le cose che non si comprano, ma che la vita ci regala già”. 
Oggi si considera un uomo sereno? “Sono un uomo che fa ancora tanti errori. Mi reputo molto fortunato, ma ho ancora tanto da imparare. Nella vita bisogna sempre sentirsi scolari e mai professori. Questo è un grande segreto per andare avanti”. 
Per più info: www.thechildrenforpeace.org 


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