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Effetti della pandemia sul lavoro dei freelance

Effetti della pandemia sul lavoro dei freelance

NOVITÀ DI MARKETING DIGITALE

Effetti della pandemia sul lavoro dei freelance

Le differenti restrizioni legate all’emergenza sanitaria e la crisi economica causata dalla pandemia hanno riguardato e continuano a riguardare non solo le aziende ma anche i lavoratori autonomi. È quanto emerge da un’indagine condotta da AddLance su un campione di 500 italiani iscritti al marketplace di quest’azienda dedicato a domanda e offerta di servizi professionali di diverso tipo (marketing, web design, ecc.).
L’impatto della pandemia sul lavoro dei freelance
«Ci aspettavamo che, in una situazione di mobilità limitata, il lavoro da remoto aumentasse e che questo potesse accrescere le opportunità di business per i freelance» ha dichiarato il direttore marketing di AddLance sugli effetti della pandemia sul lavoro dei freelance. Tuttavia, la realtà è stata molto diversa in base all’indagine pubblicata dall’azienda il 2 marzo. È emerso difatti che «il blocco delle attività tra marzo e aprile e le altre limitazioni che si sono succedute nel 2020 hanno ridotto le opportunità, anche per una categoria professionale potenzialmente più fortunata».

Così, quasi il 60% degli intervistati ha dichiarato di aver subito l’impatto negativo della pandemia sul proprio lavoro. Più nello specifico, il 28.4% ha affermato che il lockdown ha danneggiato fortemente la propria attività e il 31% ha affermato che esso l’ha danneggiata in parte.
Fonte: AddLance
La ricerca si è inoltre soffermata sull’adeguatezza degli aiuti stanziati dallo Stato per i lavoratori autonomi: quasi il 61% degli intervistati ha ritenuto che fossero inadeguati, mentre il 22% li ha definiti «adeguati ma erogati in modo inefficiente», come è possibile apprendere dal comunicato stampa diffuso dall’azienda. Soltanto l’11.8% ha ritenuto invece che gli aiuti fossero adeguati ed erogati in modo efficiente.
Fortunatamente, però, la pandemia non ha colpito in maniera drammatica tutti i professionisti: infatti il 23.3% degli intervistati ha affermato che l’emergenza sanitaria non ha avuto conseguenze dal punto di vista professionale e il 17.2% ha sostenuto che essa abbia addirittura favorito la propria attività.
Tra le ricerche che hanno provato ad analizzare gli effetti della pandemia sul lavoro dei freelance, è interessante citare uno studio commissionato da Upwork che ha rilevato un considerevole aumento di questi professionisti negli Stati Uniti, nel 2020. Secondo questo studio, su un campione di 6mila intervistati tra il 15 giugno e il 7 luglio, la percentuale di forza lavoro freelance negli Stati Uniti è passata dal 28% (2019) al 36% (2020).
Indagine commissionata da Upwork e condotta da Edelman Intelligence. Fonte: Upwork
National Public Radio ha fatto notare però che «molti lavoratori hanno deciso di lavorare come freelance per necessità, non per scelta». Questo aumento potrebbe così essere almeno in parte dipeso dall’incremento della disoccupazione registrato nell’ultimo anno negli USA e al conseguente di bisogno di trovare nuove fonti di reddito.
Pensando invece a come le restrizioni dettate dalla pandemia potrebbero aver inciso sul modo di lavorare, dallo studio di AddLance è emerso che quasi la metà dei freelance non ha notato grandi differenze, dato che lavorava già da casa prima del lockdown e il 28.4% ha affermato che già prima poteva lavorare sia da casa che dal proprio ufficio o studio; il 15.5% ha dichiarato invece di essersi attrezzato per poter lavorare da casa; mentre l’8.1% ha ammesso che a casa non ha potuto lavorare in maniera efficiente come in ufficio.
Fonte: AddLance
Quali prospettive per il futuro dei freelance?
Guardando al futuro, i lavoratori autonomi in Italia si aspettano «una maggiore propensione ai rapporti di lavoro a distanza e una crescita delle collaborazioni per i freelance da remoto» ha dichiarato Andrea Cossovel.
Se i freelance avevano già abbastanza familiarità con le modalità di lavoro da remoto , adesso vale lo stesso per i committenti, molti dei quali in passato erano poco aperti a queste pratiche di lavoro, come ha spiegato Alessandra Farabegoli, co-founder e organizzatrice del Freelancecamp, evento di raduno dei freelance in Italia.
Ella ha aggiunto: «questo naturalmente non risolve magicamente i problemi che abbiamo dovuto affrontare – conciliare l’organizzazione familiare con i tempi di lavoro, riuscire a trovare lo spazio fisico e mentale per lavorare bene anche da casa, gestire la cura e gli imprevisti quando si hanno poche tutele – ma almeno li ha portati alla luce come emergenze che riguardano tutti: è come se tutti fossero diventati un po’ più freelance, e quindi i problemi dei freelance hanno assunto una visibilità che prima faticavano ad avere».


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