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Cosa sta succedendo con TikTok in America: le novità

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Cosa sta succedendo con TikTok in America: le novità

Il dubbio, come ha dichiarato a Fox News il segretario di stato americano Mike Pompeo, è che venga utilizzata dal governo di Pechino per spiare i cittadini americani e fare propaganda; ai reali problemi di privacy riscontrarti sulla piattaforma, così, si è aggiunta ora l’accusa secondo cui TikTok rappresenterebbe un rischio «serio per la sicurezza nazionale». Accusa che può aiutare a capire meglio cosa sta succedendo con TikTok e Trump – ma anche con Microsoft, Snapchat e Facebook – in questi giorni. Perché l’amministrazione Trump odia TikTok (e cosa c’entrano i rapporti con la Cina) Che la luna di miele del presidente americano con le piattaforme digitali sia ormai finita, nonostante i social network abbiano contato molto nella prima elezione di Trump, è apparso già chiaro mesi fa dopo la querelle con Twitter e la tanto discussa volontà di modificare la sezione del Telecommunication Act del 1996 riguardante proprio le responsabilità delle big tech. Cosa sta succedendo con TikTok ora ha, invece, più le sembianze di un affaire di politica e relazioni estere. Che non corra buon sangue tra l’amministrazione Trump e il governo cinese lo hanno dimostrato, ultime in ordine di tempo, polemiche e accuse su come Pechino ha gestito l’emergenza coronavirus. La piattaforma dei brevi video musicali, delle lip sync e delle challenge quotidiane è finita sotto l’occhio del ciclone, così, soprattutto per via della proprietà: ByteDance, un’azienda cinese che ha un valore di mercato di oltre cento miliardi di dollari secondo la CNBC e che possiede un’intera suite di app con destinazioni d’uso diverse, infatti, aveva acquistato Musical.ly nel 2017, prima di renderla disponibile sui marketplace internazionali, l’anno successivo, con il nome di TikTok appunto. A poco è servito per mettere a tacere le accuse il fatto che l’azienda abbia uno dei suoi più grandi quartieri generali a Los Angels o che circa il 70% degli investitori esteri di TikTok sia americano – stando almeno alla ricostruzione di Reuters – e, ancora, che nel tentativo di piacere di più anche all’establishment americano lo scorso maggio sia stato nominato CEO di TikTok e COO di ByteDance Kevin Mayer, con un passato recente alla guida della Walt Disney Company. Trump e il suo staff rimangono convinti che l’app rubi dati agli americani e li condivida con il governo di Pechino e che possa essere utilizzata dallo stesso per più complesse operazioni di spionaggio e cyberwarfare. Certo, considerato che il boom di iscritti su TikTok ha riguardato soprattutto la fascia più giovane di internauti e che cioè al momento a usare TikTok sono soprattutto bambini e adolescenti, le precauzioni non sono mai abbastanza ed è giusto chiedere più trasparenza a chi gestisce l’app riguardo a come e da chi vengono raccolti e trattati i dati dei minori. Con le presidenziali americane 2020 alle porte, però, cosa sta succedendo con TikTok e Trump ha perlopiù l’aria di un gesto strategico: TikTok va ostacolata per i dubbi sui suoi legami con la Cina, ma anche perché è un canale frequentato da un target di per sé propenso a osteggiare le posizioni del presidente repubblicano e che, per di più, Trump e il suo staff non padroneggiano ancora abbastanza, come ha dimostrato tra l’altro il comizio a Tulsa andato fallito perché i tiktoker avevano prenotato la maggior parte dei posti a sedere senza avere alcuna intenzione di presenziare. Al comizio per le presidenziali americane 2020 di Trump a Tulsa, il primo in presenza dopo lo stop legato all’emergenza sanitaria, alcuni tiktoker e i fan di una star del K-pop hanno prenotato un gran numero di posti a sedere senza mai presentarsi. Lo stesso comizio è diventato famoso così per essere il primo fallito “grazie a TikTok”, ma quanto successo è la dimostrazione di come Trump e il suo staff non padroneggino ancora grammatiche e linguaggi di questa piattaforma. Cosa sta succedendo con TikTok in America: i possibili sviluppi Il primo annuncio (31 luglio 2020) era stato, così, quello di un possibile ban di TikTok in America. Il Paese non sarebbe stato certo il primo a mettere fuori legge l’uso della piattaforma, che è al momento inutilizzabile in India per esempio e sempre per questioni legate a privacy e possibilità di interferenze terze nella politica interna. Pochi altri dettagli erano stati forniti comunque riguardo a come avrebbe funzionato il ban: secondo la ricostruzione di Mashable, TikTok sarebbe potuta finire in quella lista nera di aziende che violano le leggi americane, in compagnia di altre big del tech come Huawei o ZTE, e questo avrebbe costretto Apple e Google a rimuovere l’app dai propri marketstore e a rendere indisponibili gli aggiornamenti anche per gli utenti che già avessero scaricato l’app. La mancanza di aggiornamenti, oltre a rendere più frequenti bug e leak che avrebbero potuto minare la sicurezza dell’app e dei dati dei suoi utenti, avrebbe potuto essere deleteria in sé per un’applicazione come TikTok, il cui successo dipende in gran parte dal continuo rilascio di nuovi sticker, nuovi filtri, nuove funzionalità con cui i tiktoker si sfidano a colpi di creatività. Gli oltre 160 milioni di americani che hanno scaricato TikTok, molti dei quali la usano quotidianamente, potrebbero aver convinto però l’amministrazione repubblicana che non si tratta di un business a cui rinunciare a cuor leggero. Presto così si è cominciato a vociferare che Trump stesse costringendo ByteDance a vendere la branca americana, meglio se a un’azienda con sede e sottoposta a leggi e sistema di tassazione a stelle e strisce, dopo aver rifiutato tra l’altro una proposta con cui l’azienda si diceva disposta a conservare solo un’esigua minoranza delle azioni nazionali di TikTok. Nel frattempo la stessa avrebbe ricevuto proposte di acquisizione da grandi gruppi industriali come la General Atlantic o Sequoia, fino a quando non è arrivata la notizia di un accordo tra ByteDance e Microsoft per l’acquisto di TikTok. Dal canto suo, Microsoft non è completamente nuova all’interesse per il mondo dei social network: qualche anno fa aveva acquistato LinkedIn per soli 26 miliardi di dollari. Non sono comunque ben chiari ancora i dettagli dell’accordo. Questo non ha impedito però a Trump di rivendicarne già la paternità, arrivando a chiedere che una percentuale del prezzo di vendita di TikTok finisca nelle casse del Tesoro americano: così riporta TechCrunch, suggerendo a Microsoft di sfruttare l’opportunità, se davvero decidesse di pagare questa sorta di fee sull’acquisizione quando verrà portata a termine, per contrattare a propria volta con il governo americano un trattamento di favore quando, e potrebbe non passare molto tempo, verranno al pettine nodi rispetto a come – già lo si accennava –  TikTok raccoglie e tratta i dati anche dei minori e authority come la Federal Trade Commission potrebbero allora volerlo multare. Così Pavel Durov, fondatore di VK e Telegram, ha commentato dal suo canale sull’app di messaggistica istantanea cosa sta succedendo con TikTok, Trump e Microsoft. Retroscena come questi sono già costati all’acquisizione di TikTok da parte di Microsoft la nomea di una «estorsione tattica» da parte del governo americano: così l’ha definita sul proprio canale Telegram Pavel Durov, fondatore del social russo VK e della stessa app di messaggistica istantanea, riferendosi alla pratica di costringere i gestori dei servizi digitali che vogliano operare in un determinato paese a possedere quote azionarie partecipate da soggetti nazionali pena il ban degli stessi servizi. Tale pratica «finora era stata utilizzata solo dai regimi autoritari [come Russia, Cina, Iran]. Per decenni gli Stati Uniti sono stati considerati i difensori del libero commercio e della libertà di parola», ha continuato l’imprenditore, e ora con questa «saga di TikTok stanno segnando un precedente pericoloso che potrebbe uccidere l’idea della Rete Internet come Rete veramente globale, o almeno quello che è rimasto di questa stessa idea». Così Snapchat e Facebook provano a speculare su cosa sta succedendo con TikTok in America Nel caos su cosa sta succedendo con TikTok e il governo americano, la meglio potrebbero averla alcuni competitor della piattaforma cinese. Snapchat sta testando l’inserimento della musica nell’app, per esempio, in modo da dare ai propri iscritti la possibilità di creare brevi video musicali e meme divertenti da condividere con gli altri utenti senza mai uscire dall’applicazione. In roll out progressivo nei diversi paesi, Snapchat lancia la possibilità di utilizzare musica direttamente nell’app e per gli snap ed è, con ogni probabilità, una strategia per riacquistare popolarità in considerazione di cosa sta succedendo con TikTok. L’app del fantasmino era stata una precorritrice del trend dei contenuti istantanei, brevi, in verticale, contenenti sticker ed effetti di realtà aumentata. Il format degli snap, però, era stato completamente fagocitato dalle Storie di Instagram prima e da TikTok dopo, complice anche un’affinità demografica tra i target: anche Snapchat era frequentata, e potrebbe tornare a esserlo in un futuro prossimo se le cose si mettessero davvero male per TikTok, da giovanissimi della generazione z e della generazione alpha . L’interesse di Zuckerberg a imitare il successo di TikTok era già apparso chiaro quando Facebook ha lanciato Reels, una sorta di clone made in Palo Alto. Ora, proprio mentre il destino di TikTok in America appare incerto, prima in audizione al Congresso Zuckerberg ha ribadito che Facebook è un’azienda «orgogliosamente americana» e poi Facebook avrebbe cominciato a pagare tiktoker famosi per convincerli a usare Reels: stando a quanto riportato dal Wall Street Journal, alcuni tra i tiktok influencer più famosi e con più seguito starebbero ricevendo delle proposte di collaborazione da Facebook che prevedono la pubblicazione in esclusiva o in anteprima dei propri contenuti sul sosia americano di TikTok. Non si sa ancora molto su chi sono i tiktoker contattati da Facebook e chi, tra loro, ha accettato l’offerta e a quale prezzo. Di certo c’è che TikTok ha annunciato un fondo per content creator di 200 milioni di dollari: deve servire a premiare e incentivare «lo spirito e la creatività dei più talentuosi tra i nostri creativi», si legge nella nota ufficiale, ma odora molto di contromisura all’attacco di Facebook e di strategia per provare a rimanere attraente per i più giovani, nonostante cosa sta succedendo con TikTok in America. © RIPRODUZIONE RISERVATA E’ vietata la ripubblicazione integrale dei contenuti


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