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CEO italiani più seguiti su LinkedIn: la top 30

CEO italiani più seguiti su LinkedIn: la top 30

NOVITÀ DI MARKETING DIGITALE

CEO italiani più seguiti su LinkedIn: la top 30

Non solo attraverso una pagina aziendale ben strutturata e “densa” di contenuti interessanti e di valore per le proprie community: sono sempre più numerosi brand e aziende che provano a rafforzare la propria presenza su LinkedIn, il più professionale tra i social network più utilizzati al momento, coinvolgendo in prima persona dipendenti, collaboratori, manager, amministratori delegati, in una versione decisamente “2.0” di employee advocacy. Da Pubblico Delirio hanno provato a stilare, così, una classifica aggiornata dei CEO italiani più seguiti su LinkedIn e a mappare le attività in cui gli stessi sono quotidianamente impegnati sulla piattaforma di casa Microsoft con l’obiettivo di misurare quanto «l’opportunità dell’executive communication su LinkedIn sia […] colta in maniera proattiva e strategica dalle grandi aziende» che operano in Italia, come si legge nel comunicato stampa di presentazione dei risultati.
Chi sono i CEO italiani più seguiti su LinkedIn? La classifica
Il primo, più macroscopico, insight è che tra i trenta CEO italiani più seguiti su LinkedIn la fetta maggiore appartiene al settore finanziario (rispetto allo scorso anno scendono, però, da undici a quattro gli executive del campo che si classificano nella top 30) e dell’energia e delle commodity. Crescono per numero di rappresentati rispetto alla rilevazione precedente, però, anche comparti come quello automobilistico e il retail , mentre rimangono stabili a due rappresentanti tra i CEO “più social” su LinkedIn il comparto farmaceutico e il tech.
In media i trenta CEO italiani più seguiti su LinkedIn hanno (i dati si riferiscono a luglio 2021) 22.200 follower , 7.600 in più rispetto allo stesso mese nell’anno precedente. Se si considerano i soli primi dieci in classifica, però, il numero medio di follower raddoppia a 44.500.
Per andare alla classifica vera e propria, questa vede in testa Stephan Winkelmann, alla guida di Automobili Lamborghini e di Bugatti, con 79.600 follower su LinkedIn. Il secondo posto è di Luca De Meo di Renault Group con 63.400 seguaci, di cui 35mila guadagnati nell’ultimo anno e che lo rendono tra i CEO italiani presenti su LinkedIn con la community maggiormente cresciuta quest’anno. Il podio dei CEO italiani più seguiti su LinkedIn si chiude con il terzo posto di Marco Alverà di Snam con 56mila follower, quasi il doppio rispetto allo scorso anno.
Bisogna scorrere la classifica di Pubblico Delirio fino all’undicesimo posto per trovare la prima manager donna: è Cristina Scocchia di Kiko Milano, new entry di quest’anno nella top 30 di executive più seguiti su LinkedIn. A farle compagnia ci sono al sedicesimo posto Silvia Candiani di Microsoft e al trentesimo Fabiana Scavolini di Scavolini.
La classifica dei CEO più seguiti su LinkedIn a luglio 2021. Fonte: Pubblico Delirio
Quanto hanno pubblicato, però, queste figure executive per riuscire a scalare la classifica dei top 30 CEO italiani più seguiti su LinkedIn e, soprattutto, cosa?
I contenuti più performanti di CEO e amministratori delegati italiani su LinkedIn
Tra marzo e luglio 2021, periodo di riferimento per l’indagine di Pubblico Delirio, gli amministratori delegati italiani hanno condiviso in media 5.7 post al mese, appena poco più dei 5 dello scorso anno. È una media che deriva, però, dalle 16 pubblicazioni mensili complessive (tra post, condivisioni, articoli) del CEO di Conad e i 15 post al mese di quelli di Lamborghini/Bugatti e Despar Centro Sud, ma anche da quei CEO italiani più seguiti su LinkedIn (quasi un sesto) che sulla piattaforma hanno postato meno di una volta ogni mese.
Segno che, anche quando si tratta di verificare l’efficacia della propria strategia aziendale su LinkedIn, vanity metrics e indicatori solo quantitativi non sono tutto. Gli amministratori delegati di Scavolini, Kiko Milano e Amplifon, pur avendo pubblicato mediamente solo due post nell’intero quadrimestre e potendo contare su appena 10mila follower in media, sono campioni di coinvolgimento su LinkedIn, con un tasso di engagement tra il 6 e il 9%.
In termini assoluti i CEO italiani che hanno ottenuto più interazioni con i propri post sono quello di Lamborghini/Bugatti, con in media 4200 tra reazioni e commenti (otto volte di più di quelle mediamente registrate dai trenta CEO italiani più seguiti su LinkedIn), e quello di Bottega Veneta, con una media di 940 interazioni sui dieci post pubblicati nel quadrimestre.
Un’analisi, anche qualitativa, dell’attività dei top 30 CEO italiani su LinkedIn. Fonte: Pubblico Delirio
La ricetta del loro successo? Come già si accennava, il saper pensare a contenuti e raccontare storie di valore e rilevanti per le proprie community sia interne e sia esterne. Il mix perfetto capace di rendere “il capo” più umano e carismatico e soprattutto più accattivante la sua narrazione su LinkedIn del brand aziendale (oltre che di quello personale) è fatto non a caso da contenuti programmabili in anticipo all’interno del piano editoriale , che si alternano a contenuti invece in tempo reale e che più spontaneamente raccontino la vita ai vertici dell’azienda.
Presentazioni di nuovi prodotti e iniziative, report economici, bilanci di sostenibilità, il racconto di esperienze vissute a contatto con produttori e fornitori o il racconto della partecipazione diretta alle iniziative di welfare aziendale, ma anche post che premiano i risultati ottenuti dalle persone all’interno della propria azienda o che trasmettono entusiasmo e ambizione sono, insomma, i tipi di contenuti che vincono – e che convincono – di più tra quelli postati da CEO e figure apicali su LinkedIn.
Se i vertici trasformano l’azienda in una media factory
Rispetto allo scorso anno, l’analisi di Pubblico Delirio nota, infine, che quattro sui trenta CEO italiani più seguiti su LinkedIn hanno attivato Creator, la modalità che mostra in alto nel profilo il numero di follower, il tasto “segui” e fino a cinque hashtag inerenti agli argomenti più trattati dall’utente, spingendo gli altri a seguirlo in virtù dei contenuti che pubblica più e oltre che per i collegamenti e le opportunità di networking che derivano dal farlo. Sembrerebbe un segno che, indipendentemente dal proprio settore di riferimento, le aziende cominciano a pensarsi come media factory e soprattutto si comportano da tali.
«Considerare i top manager come dei creator vuol dire proporli strategicamente come punti di contatto autorevoli e accessibili da parte degli stakeholder e posizionarli da potenziali social leader nel proprio mercato di riferimento», ha commentato proprio a proposito Stefano Chiarazzo, fondatore di Pubblico Delirio, sottolineando allo stesso tempo il ruolo non di secondaria importanza che «la pandemia globale ha avuto nel portare più CEO a comunicare in maniera disintermediata con i propri stakeholder interni ed esterni».


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