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Deutsche Bank, le famiglie facoltose si gettano sull’Esg

Deutsche Bank, le famiglie facoltose si gettano sull'Esg

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Deutsche Bank, le famiglie facoltose si gettano sull’Esg

16 Settembre 2019, di Alberto Battaglia

La popolarità dell’Esg sembra essere ancor superiore se i patrimoni in questione sono di quelli corredati da una lunga serie di zeri. Secondo quanto racconta a Bloomberg Fabrizio Campelli, responsabile globale di Deutsche Bank per il wealth management, anche i family office attivi nella gestione di grandi patrimoni famigliari stanno inserendo gli investimenti ad alto valore sociale e ambientale “nelle loro strategie di investimento”. Alcuni family office in California, fa sapere Campelli, non potrebbero investire meno del 40% dei loro asset se non nell’Esg. “Lo stiamo facendo perché i clienti lo richiedono ” aggiunge Campelli per poi precisare: “non è necessario compromettere il rendimento degli investimenti. Si sta solo aiutando ad aggiungere uno scopo”.
L’importanza del settore sembra destinata ad aumentare se si prende in considerazione il fatto che le generazioni più giovani sembrano le più decise a coniugare gli investimenti a un principio di etica ambientale.
“Ora c’è molta più attenzione su questo argomento”, ha dichiarato Laura LaRosa, direttore esecutivo presso Glenmede, che supervisiona oltre 40 miliardi di dollari per quasi 2.000 famiglie, “le persone hanno ormai capito che è importante investire in linea con i propri valori”.
I family offices non sono gli unici ad essersi adattati all’appetito di investimenti sostenibili espresso dal pubblico. Secondo quanto si apprende dal sesto rapporto annuale di Itinerari Previdenziali anche il variegato universo dei fondi pensione operanti in Italia avrebbe preso questa strada. Secondo un’indagine condotta su 55 enti di previdenza privata, oltre la metà dichiara di adottare una politica di investimento sostenibile. Perché? In primis (lo dichiara più dell’80% degli intervistati) investe con attenzione all’Esg per “fornire un contributo allo sviluppo sostenibile (ambientale e sociale)” e oltre il 50% sostiene di farlo per “gestire in maniera più efficace i rischi finanziari”. Un ulteriore 11%, infine, aggiunge: è perché sono gli aderenti a richiederlo.

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