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Carige, domani si deciderà il futuro della banca ligure
Mancano poche ore all’assemblea di Banca Carige. Domani, a partire dalle 10, 30 i principali azionisti e i soci retail decideranno se dare il via libera, rimandarlo ad altra data oppure bocciare il piano di rafforzamento da 900 milioni di euro, 700 di aumento di capitale e 200 frutto dell’emissione di bond subordinati.
Al momento si sono prenotati azionisti con il 75-80% del capitale, con oltre 15mila soci che hanno chiesto la certificazione di possesso per partecipare.
Nessuna sorpresa al fotofinish: se voterà il primo azionista Malacalza Investimenti (27,5%), con un’astensione o un parere contrario, il resto dei soci non basterà ad approvare l’aumento di capitale, aprendo scenari drammatici per l’istituto. Ora più che mai dunque si guarda dunque a cosa farà Malacalza, ancora del tutto ‘silente’ sul tema, dopo un investimento per ben 420 milioni in Carige.
Nel caso l’aumento da 700 milioni venisse approvato, e con esso il piano di rafforzamento complessivo, la ricapitalizzazione scatterebbe all’inizio del 2020. A quel punto i grandi soci di oggi, compreso Malacalza, diventerebbero soci molto più piccoli. Malacalza passerebbe da avere il 27,6% al 2% delle azioni, o al 5% partecipando all’aumento con 23 milioni. Il Fondo interbancario e lo Schema Volontario invece controllerebbero l’80,7% di Carige. La quota del partner industriale Ccb, con 63 milioni avrebbe l’8,1% ma con la prospettiva di comprare la quota di Fondo e Schema.
In caso contrario, per la banca ligure si aprono gli scenari più disparati. Si va da una ripetizione dell’assemblea con una ‘sterilizzazione’ della quota di Malacalza, a una risoluzione, passando per la liquidazione coatta (8 miliardi il costo per il Fitd per la protezione dei depositi sotto i 100mila euro) o la ricapitalizzazione precauzionale, con il decreto di gennaio che ha stanziato fino a un miliardo.
Ieri intanto la Consob ha chiesto a Carige una serie di chiarimenti da cui emerge che i commissari straordinari “confermano la congruita’” del piano di salvataggio, anche alla luce delle ultime evoluzioni della gestione, che la vendita deicrediti deteriorati alla Sga genererà una perdita di 81 milioni e che senza le transazioni e gli accordi commerciali con Amissima, Credito Fondiario e Sga il Fitd e Ccb potrebbero sfilarsi dalla sottoscrizione dell’aumento.